Vino e Criptovalute, l’esperimento di Beverage Cash

Dopo aver riempito le pagine dei giornali nei giorni della sua rapida ascesa, il Bitcoin ha iniziato a perdere d’interesse, oltre che di valore.

Nonostante questo, chi ha acquistato la criptomoneta un anno fa, a 3.601€ per un Bitcoin, oggi avrebbe 5.527€, con un guadagno quindi del 65%. Ma si sa, le notizie sono tali se si assiste a impennate veloci verso l’alto o immediate cadute verso il basso.

Bit for Wine

L’interesse verso le criptomonete e tutto il meccanismo sottostante non è però diminuito tra chi opera nel mondo degli affari e del commercio. Blockchain, tokens e smart contract sono parole che circolano molto non solo nei peggiori scantinati pieni di hacker, ma anche nei templi della finanza.

Non stupisce, quindi, che anche chi si occupa di vino voglia provare a collegare insieme i due mondi, quello delle criptovalute e quello della bevanda di Bacco.

È lo scopo di Beverage Cash, che propone in pratica di scambiare vino con token di una blockchain. Se le ultime parole vi sembrano quasi aliene, probabilmente avete ragione, però sul sito web è spiegato tutto.

In pratica, usando i Beverage Cash potete acquistare un certo quantitativo di vino: un token è pari ad un Lotto. Dopodiché, si può iniziare a scambiarsi questa criptovaluta per, ad esempio, acquistare un vestito, andare al ristorante o farsi un weekend in albergo, sempre che il negozio, il ristorante, l’albergo, accettino i Beverage Cash.

Implementazione della Blockchain

Il token è garantito dal bene fisico, ossia il Lotto di vino di cui parlavo prima: è la versione moderna degli accordi di Bretton Woods, quelli che associavano il valore di una moneta di Stato alla quantità di oro presente nelle casse della Federal Reserve degli Stati Uniti e che, per inciso, furono conclusi nel 1971 perché poco efficienti.

Una blockchain dedicata al vino

A differenza dell’oro, però, il cui quantitativo non aumenta a meno che non si trovi un enorme filone in qualche miniera, il valore del vino tende ad aumentare, e questo fa aumentare il valore del cash virtuale. Al momento Beverage Cash ha erogato 650 Ethereum e si propone di arrivare a 30.000.

A me sembra l’ennesimo sogno impossibile di un tecnologo appassionato di vino, o di un wine lover appassionato di tecnologia, ma sono comunque esperimenti che vengono fatti, progetti che vengono realizzati. Se abbia un futuro, questa cosa non so dirvela: a mio parere, non ne ha nessuno, ma potrei sempre sbagliarmi. 

Quel che trovo interessante però, è che sempre più persone si stiano ponendo la domanda di come usare le tecnologie legate alla Blockchain, che è una cosa fata di bit e quindi virtuale, ai beni materiali che ci scambiamo tutti i giorni, come un vestito, una cena, una vacanza.

Alcune parti di questa tecnologia possono essere interessanti anche per il wine business, sebbene ancora i vari progetti siano tutti più o meno in versione beta, ma di certo anche il mondo del vino dovrà, tra qualche anno, fare i conti con lotti di vino scambiati grazie agli smart contract. 

E forse allora, tutta l’esperienza maturata da aziende come Beverage Cash potrà tornare utile.

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